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Sviluppo psicomotorio, quando rivolgersi al pediatra?


Ogni bambino ha i propri tempi e le proprie modalità di crescita, esistono però delle fasi indicative dello sviluppo psicomotorio che è bene conoscere per poter intervenire se necessario


Lo sviluppo avviene con tempi diversi per ogni bambino ed è un processo che comporta scatti in avanti e pause, riorganizzazioni e apparenti momenti di regressione. Conoscere questo andamento permette di evitare preoccupazioni superflue o di intervenire solo se necessario.

Dai 2 ai 5 anni

«Da solo!», «Anche io!», «Perché?», sono alcune delle espressioni più frequenti nei bambini di circa 2-3 anni che hanno già acquisito molte competenze a livello motorio e linguistico, nella sfera intellettiva e in quella sociale: vogliono essere indipendenti, pur continuando a desiderare la vicinanza emotiva dei genitori! A 3-4 anni i bambini acquisiscono altre nuove competenze: salire e scendere le scale in autonomia, mangiare e vestirsi da soli, esprimersi con un linguaggio chiaro, inventare giochi più elaborati e affinare ulteriormente le proprie capacità motorie. A 5 anni, poi, sono più consapevoli di sé e comprendono meglio i sentimenti degli altri, prendendosene cura.

I campanelli d’allarme

Se a 2-3 anni un bambino si muove in maniera goffa e impacciata, dice poche parole, ha difficoltà a concentrarsi, a guardare negli occhi l’interlocutore e a seguire un’attività guidata da un adulto è importante consultare il pediatra; queste difficoltà si possono manifestare anche negli anni successivi, insieme ad altri campanelli d’allarme come l’incapacità di disegnare e riconoscere forme e lettere o l’incapacità di distinguere tra realtà e finzione.

E' potenzialmente difficile per un genitore evidenziare e riconoscere difficoltà del bambino o ritardi nell'acquisizione delle tappe ecco perché spesso si suggerisce di frequentare contesti sociali con altri bambini. Questo non serve per mettere a confronto le abilita del proprio figlio con quelle degli altri.

Non solo pediatra

Inoltre è importante rivolgersi al pediatra ma può essere necessario talvolta un approfondimento clinico di chi si occupa in maniera specifica delle competenze psicomotorie del bambino che nello specifico sono le figure riabilitative delle professioni sanitarie intese come TNPEE (Terapiste della Neuropsicomotricità in Età Evolutiva) o delle fisioterapiste con specializzazione pediatrica. Anche le figure professionali di psicomotricità funzionale e educatrici specializzate posso essere un riferimento prezioso per i genitori e per veicolare le prese in carico eventuali.

In generale sono vari i casi di famiglie che accedono ai servizi di logopedia per ritardi di linguaggio ma spesso ci si accorge che a questi sono strettamente legati. Ecco perché si cerca di sensibilizzare i genitori e tutti gli attori che orbitano intorno allo sviluppo del bambino a cogliere i campanelli d'allarme, primo segno per una presa in carico volta al potenziamento delle abilità ancora in via di apprendimento.


Giulio Monciatti

Logopedista e direttore del Centro Sprint Siena


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